Ho un'osservazione da aggiungere sui corsi di scrittura creativa – con riferimento a quelli dove esiste un incontro tra chi insegna e chi impara, online o di persona. Ne ho frequentati diversi, perché come minimo lo trovo arricchente dal punto di vista culturale, e mi sono fatta quest'idea.
Il leggero discredito che hanno in Italia, e che si esprime nel modo che presenti tu, non è del tutto immeritato. Chi tiene corsi di scrittura creativa spesso, non sempre, spesso, lo fa per soldi, non perché abbia voglia di insegnare. Niente di male nel farlo "anche" per soldi, ma farlo solo per soldi significa farlo senza slancio.
L'unica (UNICA) cosa necessaria perché si attivi un qualsiasi rapporto con una guida è questa: la guida, oltre a essere seguita e guardata, deve ricambiare quello sguardo. A scuola succede. Possiamo avere il ricordo di professori e professoresse come figure poco fulgide, e probabilmente lo erano, ma non c'è dubbio che ci vedevano e che una forma di vocazione, per quanto distorta dai mali della scuola, ce l'avevano. Non posso dire la stessa cosa di tutti gli insegnanti di scrittura che ho incontrato, che a volte mancavano anche di semplice curiosità umana.
Ecco, questi soggetti sono proprio nocivi, secondo me.
Il ragionamento che hai riportato tu è quello che si sente in giro, ed è bizzarro e insensato come giustamente dici (in altri campi artistici, poter contare su una formazione robusta è non solo importante, ma parte quasi imprescindibile della propria credibilità). Però se ci fossero insegnanti di scrittura più coinvolti forse la reputazione dei corsi di scrittura sarebbe diversa.
Ciao Donata, un piacere trovarti qui. Hai ragione: i soldi sono la parte oscura, ma non tanto perché gli insegnanti siano retribuiti (in fondo buona parte di quello che scrivo lo faccio per i soldi) ma perché scelgono questa strada remunerativa senza un vero interesse o una vera abilità. Un corso di scrittura per molti addetti ai lavori purtroppo resta uno dei (pochi) mezzi per sostenersi in un campo - quello della letteratura - in cui è molto difficile guadagnarsi da vivere. Così, ecco la soluzione: insegnare. Come ogni arte, però, anche l'insegnamento richiede studio, disciplina, riflessione, sensibilità, e parecchi altri talenti (più di quelli necessari a scrivere un romanzo) che molta di questa gente non si cura di coltivare.
sì, sono profondamente d'accordo con quello che dici.... penso che per attivare il talento della scrittura (qualsiasi sia l'interpretazione che vogliamo dare alla parola talento) è fondamentale l' orecchio partecipe dell' Altro, in questo caso di chi si propone come maestro. La scrittura secondo me nasce innanzitutto da un intento comunicativo, dalla ricerca di un riconoscimento. Uno specchio opaco non potrà mai riflettere alcuna luce.
Caro Federico, leggo ora i primi articoli della newsletter, spero le considerazioni qui sotto siano ancora valide nonostante le puntate successive – che non ho ancora letto.
Credo anche io che con l'esercizio e la tenacia si possano raggiungere buoni risultati in praticamente ogni disciplina: io alle elementari (per rimanere in tema con il tuo esempio) venivo indicato come "quello stonato" ma in età adulta, complice dei corsi di studi in Germania, mi sono trovato ad approfondire le tecniche di canto e riuscire ad eseguire pezzi che mai mi sarei sognato da bambino.
Credo, inoltre, che anche il ruolo delle "guide", come scriveva in precedenza @laltraophelia, sia determinante e fondamentale, così come gli esercizi di scritttura creativa: al liceo (scientifico!) il nostro professore del biennio (Rosario Leuzzi, un grande uomo che ci ha lasciati troppo presto) ci faceve leggere, riassumere i testi in una pagina, una paragrafo, una riga, ci lasciava storie da completare a partire da frasi semplici, ci imponeva di lasciare da parte gli argomenti più scontanti e banali per cercare argomenti più soggettivi e intimi, ci stimolava ad scrivere scrivere scrivere, argomentando, sperimentando. Solo in seguito ho scoperto che quel lavoro si chiamava (e chiama) "scrittura creativa".
Da quel momento, davanti ad un foglio bianco, nel momento in cui ho chiaro il concetto, le parole fluiscono (rem tene, verba sequentur avrebbe commentato la prof. di latino) e vale per qualsiasi testo (dalla lettera d'amore all'articolo scientifico in un'altra lingua) e penso: è un talento?
La risposta mi è arrivata in paio di occasioni diverse negli anni passati, quando, nel fare test attitudinali e di profilo psicologico, è emerso un lato "creativo" nella mia personalità (complementare all'altro picco, quello più razionale – da sempre i due lati si combattono, ma come in una moneta sono fusi assieme e nessuno dei due può prevalere sull'altro).
Credo, quindi, come te, che il "talento" in quanto tale e fine a se stesso non esista, tuttavia esiste una "predisposizione" che porta alcune persone ad essere "meno in fatica" nel produrre testi, storie, racconti fotografici, insomma opere creative rispetto ad altre e che questo non vada a sostituirsi all'esercizio e alla determinazione, ma in qualche modo ne faciliti il risultato finale.
Ciao Giacomo! Son d'accordo, ma aggiugo una precisazione: secondo me la predisposizione è una forma di passione: mi piace qualcosa e a quel qualcosa mi dedico. Poi certo, c'è a chi viene più facile e a chi viene meno facile, ma questo non riguarda solo l'arte, ma ogni aspetto della vita, che sia conversare, cucinare, consolare un amico triste, giocare col cane. La differenza la fa sempre lo studio, la disciplina, l'impegno. E tu me lo confermi parlando del canto.
L'uomo è nato per soffrire, e ci riesce benissimo. R. Gervaso
In Bocca al lupo
Marco
Ciao Fede,
grazie per questa avventura!
Ho un'osservazione da aggiungere sui corsi di scrittura creativa – con riferimento a quelli dove esiste un incontro tra chi insegna e chi impara, online o di persona. Ne ho frequentati diversi, perché come minimo lo trovo arricchente dal punto di vista culturale, e mi sono fatta quest'idea.
Il leggero discredito che hanno in Italia, e che si esprime nel modo che presenti tu, non è del tutto immeritato. Chi tiene corsi di scrittura creativa spesso, non sempre, spesso, lo fa per soldi, non perché abbia voglia di insegnare. Niente di male nel farlo "anche" per soldi, ma farlo solo per soldi significa farlo senza slancio.
L'unica (UNICA) cosa necessaria perché si attivi un qualsiasi rapporto con una guida è questa: la guida, oltre a essere seguita e guardata, deve ricambiare quello sguardo. A scuola succede. Possiamo avere il ricordo di professori e professoresse come figure poco fulgide, e probabilmente lo erano, ma non c'è dubbio che ci vedevano e che una forma di vocazione, per quanto distorta dai mali della scuola, ce l'avevano. Non posso dire la stessa cosa di tutti gli insegnanti di scrittura che ho incontrato, che a volte mancavano anche di semplice curiosità umana.
Ecco, questi soggetti sono proprio nocivi, secondo me.
Il ragionamento che hai riportato tu è quello che si sente in giro, ed è bizzarro e insensato come giustamente dici (in altri campi artistici, poter contare su una formazione robusta è non solo importante, ma parte quasi imprescindibile della propria credibilità). Però se ci fossero insegnanti di scrittura più coinvolti forse la reputazione dei corsi di scrittura sarebbe diversa.
Ciao Donata, un piacere trovarti qui. Hai ragione: i soldi sono la parte oscura, ma non tanto perché gli insegnanti siano retribuiti (in fondo buona parte di quello che scrivo lo faccio per i soldi) ma perché scelgono questa strada remunerativa senza un vero interesse o una vera abilità. Un corso di scrittura per molti addetti ai lavori purtroppo resta uno dei (pochi) mezzi per sostenersi in un campo - quello della letteratura - in cui è molto difficile guadagnarsi da vivere. Così, ecco la soluzione: insegnare. Come ogni arte, però, anche l'insegnamento richiede studio, disciplina, riflessione, sensibilità, e parecchi altri talenti (più di quelli necessari a scrivere un romanzo) che molta di questa gente non si cura di coltivare.
sì, sono profondamente d'accordo con quello che dici.... penso che per attivare il talento della scrittura (qualsiasi sia l'interpretazione che vogliamo dare alla parola talento) è fondamentale l' orecchio partecipe dell' Altro, in questo caso di chi si propone come maestro. La scrittura secondo me nasce innanzitutto da un intento comunicativo, dalla ricerca di un riconoscimento. Uno specchio opaco non potrà mai riflettere alcuna luce.
Ottimo ed efficace come da anni. Sono qui per le lezioni sulla costanza e il coraggio 😜
Caro Federico, leggo ora i primi articoli della newsletter, spero le considerazioni qui sotto siano ancora valide nonostante le puntate successive – che non ho ancora letto.
Credo anche io che con l'esercizio e la tenacia si possano raggiungere buoni risultati in praticamente ogni disciplina: io alle elementari (per rimanere in tema con il tuo esempio) venivo indicato come "quello stonato" ma in età adulta, complice dei corsi di studi in Germania, mi sono trovato ad approfondire le tecniche di canto e riuscire ad eseguire pezzi che mai mi sarei sognato da bambino.
Credo, inoltre, che anche il ruolo delle "guide", come scriveva in precedenza @laltraophelia, sia determinante e fondamentale, così come gli esercizi di scritttura creativa: al liceo (scientifico!) il nostro professore del biennio (Rosario Leuzzi, un grande uomo che ci ha lasciati troppo presto) ci faceve leggere, riassumere i testi in una pagina, una paragrafo, una riga, ci lasciava storie da completare a partire da frasi semplici, ci imponeva di lasciare da parte gli argomenti più scontanti e banali per cercare argomenti più soggettivi e intimi, ci stimolava ad scrivere scrivere scrivere, argomentando, sperimentando. Solo in seguito ho scoperto che quel lavoro si chiamava (e chiama) "scrittura creativa".
Da quel momento, davanti ad un foglio bianco, nel momento in cui ho chiaro il concetto, le parole fluiscono (rem tene, verba sequentur avrebbe commentato la prof. di latino) e vale per qualsiasi testo (dalla lettera d'amore all'articolo scientifico in un'altra lingua) e penso: è un talento?
La risposta mi è arrivata in paio di occasioni diverse negli anni passati, quando, nel fare test attitudinali e di profilo psicologico, è emerso un lato "creativo" nella mia personalità (complementare all'altro picco, quello più razionale – da sempre i due lati si combattono, ma come in una moneta sono fusi assieme e nessuno dei due può prevalere sull'altro).
Credo, quindi, come te, che il "talento" in quanto tale e fine a se stesso non esista, tuttavia esiste una "predisposizione" che porta alcune persone ad essere "meno in fatica" nel produrre testi, storie, racconti fotografici, insomma opere creative rispetto ad altre e che questo non vada a sostituirsi all'esercizio e alla determinazione, ma in qualche modo ne faciliti il risultato finale.
Ciao Giacomo! Son d'accordo, ma aggiugo una precisazione: secondo me la predisposizione è una forma di passione: mi piace qualcosa e a quel qualcosa mi dedico. Poi certo, c'è a chi viene più facile e a chi viene meno facile, ma questo non riguarda solo l'arte, ma ogni aspetto della vita, che sia conversare, cucinare, consolare un amico triste, giocare col cane. La differenza la fa sempre lo studio, la disciplina, l'impegno. E tu me lo confermi parlando del canto.